Arrivato Settembre, anche la Physical Evolution è andata a scuola.
Volendo fare le cose bene è stata alla scuola dell’infanzia, alla primaria di primo grado e alla secondaria di secondo grado: sia le Madri Canossiane che l’Istituto Comprensivo N.Tommaseo, qui ringraziamo per l’ospitalità, sono stati comprensivi di nome e di fatto e ci hanno permesso di frequentare tutti e tre i cicli in un mese saltellando da una classe all’altra.
È stato molto impegnativo e altrettanto bello.
Personalmente (Germana danza propedeutica e contemporanea) ho incontrato circa 25 classi di più o meno 20 elementi per classe, i conti sono presto fatti (circa 500) e nonostante lavori con i bambini e i ragazzi di tutte le età da quasi 25 anni, continuo a farlo, perché ogni volta mi regalano pezzetti di meraviglia: il bambino cinese che mi dice dopo un esercizio “io volato”, la bambina dell’asilo che all’ora di pranzo vuole a tutti i costi che pranzi con loro a scuola, quelli che senza averti mai visto appena entri in classe ti saltano addosso in un abbraccio di gruppo, quelli più grandi che alla mia richiesta di togliersi scarpe e calzini si guardano fra loro sconcertati ma subito dopo fanno volare le scarpe, o quando a 12 anni con il cervello in balia di un solo gigante ormone impazzito, passano dalle spintonate a un tocco attento verso il corpo dell’altro, ripagano di tutto. Tutto? La fatica fisica, il tempo a lezione e quello a casa per prepararsi, la difficoltà a gestire cuccioli ineducati, signorine guarda che so fare la spaccata e sbruffoncelli dell’ultima ora che io gioco a calcio la danza mi fa schifo.
La verità cruda è che le nuove generazioni hanno molte difficoltà sugli schemi motori di base, sulla percezione dello spazio e sul rapporto con il proprio corpo e con quello degli altri, difficoltà di attenzione e di concentrazione, di disciplina, ascolto e rispetto; per contro hanno perlopiù insegnanti meravigliosi, energici e motivati e quasi tutti la possibilità di fare attività sportiva nel tempo libero. Non sono qui per dire che i bambini hanno delle colpe, anzi, hanno tantissime potenzialità e capacità. Mi sento solo di invitare le famiglie a farli giocare fin da piccolissimi il più possibile all’aria aperta e con i loro coetanei, le attività strutturate vanno benissimo ma da sole non bastano, di uscire dagli schemi degli sport da maschi e da femmine, e poi di lasciarli liberi di sperimentare ma contemporaneamente di mettere qualche paletto, senza un perimetro ci si può sentire persi e disorientati.
E comunque il calciatore che la danza gli fa schifo a fine lezione sudato e spettinato mi ha chiesto quando torni?